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Normalizzare la leadership femminile - Riccarda Valentina Cannone, Responsabile HR

Esattamente un anno fa, in occasione della Giornata Internazionale delle Donne, abbiamo presentato l’iniziativa “Normalizzare la leadership femminile: un anno dedicato alle donne in NS12”, ponendo uno focus specifico sulla sull’importanza e sulla crescita personale e professionale delle dipendenti donne in NS12.

Il progetto – di raccontare la situazione di eccezionalità che NS12 vive quotidianamente rispetto alla maggior parte delle realtà aziendali del mondo IT – si basa sulla condivisione del patrimonio di esperienze, competenze e talenti delle nostre colleghe, toccando il tema del “femminile” e i punti chiave della loro attività lavorativa.

Durante tutto il 2022 abbiamo raccontato le loro storie personali e professionali e con questo ultimo racconto, dedicato alla Responsabile della Risorse Umane di NS12, Riccarda Valentina Cannone, concludiamo l’iniziativa che ha messo in luce le nostre colleghe il cui talento e dedizione fanno di NS12, ogni giorno, un’azienda più inclusiva e competitiva.

Riccarda partiamo dall’inizio: per iniziare a conoscere meglio la tua persona e la tua professione raccontarci il tuo percorso, soffermandoti sulle tappe più importanti per te fino ad arrivare al ruolo che ricopri oggi.

R: “Inizio dicendo che ho avuto da sempre le idee molto chiare sull’ambito che avrei voluto studiare e dal quale ero estremamente affascinata: la psicologia, in tutte le sue sfaccettature, e i suoi risvolti nel processo di cura. Ho iniziato dunque allontanandomi dalla mia amata Regione d’origine, la Puglia, per studiare psicologia all’Università di Padova.

Parallelamente alla mia passione per l’ambito clinico della psicologia, si faceva spazio un certo interesse per l’ambito delle Risorse Umane, che, tuttavia, in quel momento avevo accantonato per concentrami sulla triennale e successivamente sulla specializzazione in psicoterapia – questa volta a Roma nel tentativo di ridurre le distanze e avvicinarmi di più a casa e ai miei affetti.

Dopo la laurea ho seguito il master in psico-diagnosi grazie al quale ho appreso l’utilizzo dei test in diversi ambiti, come quello delle Risorse Umane e in particolare per le attività di ricerca, selezione e valutazione del personale. Poiché sono una persona estremamente curiosa e vogliosa di formarmi e informarmi, ho continuato ad accrescere il mio interesse iscrivendomi ad un corso intensivo in Risorse Umane. Le nozioni apprese e l’approfondimento del vasto mondo dell’HR mi hanno appassionata e mi hanno convinta a mettermi in gioco e sperimentarmi in quel tipo di settore nell’intento di voler portare la mia visione della centralità della risorsa in ogni ambiente lavorativo.

Mi sono dunque proposta ed ho iniziato il mio percorso nell’ambito delle Risorse Umane proprio qui, in NS12, con uno stage.

L’ufficio HR era ancora in fase embrionale e l’unica area in fase di avvio era la Ricerca e selezione del personale, coordinata dall’allora Responsabile e dalla mia collega. Oggi sono orgogliosa di poter raccontare come le attività si siano ampliate comprendendo anche l’area formazione, sviluppo, valutazione, attività di engagement, costruite grazie al prezioso contributo dei colleghi e di tutto il team che ha creduto in questo importante progetto”.

Possiamo dire che il tuo percorso e la tua crescita in NS12 sono andati di pari passo con la maturità dell’Ufficio HR?

R: “Il processo e la maturazione dell’Ufficio HR della nostra azienda sono stati relativamente veloci ma molto intensi e sono frutto della preziosa collaborazione di tutte le persone che ne hanno fatto parte in questi anni e con le quali ho collaborato e mi sono confrontata.

Posso dire che l’azienda ha sicuramente investito molto su di me e mi ha permesso di sviluppare le mie competenze sul campo e di ampliare l’area HR step by step, a partire dalle attività di ricerca e selezione – uno dei nostri core business – e arrivando a quello che è oggi il nostro Ufficio di Risorse Umane: un luogo dove le persone sono poste al centro e ogni azione è guidata dal principio che ciascuno è Risorsa importante per il raggiungimento degli obiettivi aziendali”.

Nella tua carriera professionale hai qualche ricordo di fatti significativi, belli o meno belli, che hanno lasciato un segno importante?

R: “Ne ho sicuramente diversi ma oggi vorrei fare cenno a uno episodio che mi ha colpita positivamente durante il periodo in cui mi occupavo di Ricerca e Selezione: alla fine di un colloquio il candidato ci ha tenuto a ringraziarmi per il clima creatosi e per la disponibilità ad approfondire con interesse le sue esperienze e per il fatto di essersi sentito completamente a suo agio grazie al mio modo di condurre il colloquio: trasparente, chiaro ed accogliente. Ne sono stata molto felice.

Credo fortemente che la nostra responsabilità non si debba limitare a trovare una persona ma a comprendere quanto le competenze da questa possedute siano idonee al ruolo da ricoprire e alle attività da svolgere e quanto queste possano essere sviluppate. Ma soprattutto se la persona è – concedimi il termine – “adatta” al contesto, che ha delle sue peculiarità, e il nostro dovere è capire, anticipando, se il candidato è idoneo al contesto lavorativo in cui verrà inserito e viceversa. “Il seme cresce lì dove il terreno è fertile”.

Inoltre, le relazioni e le dinamiche che si creano sul posto di lavoro sono importanti e spesso determinanti per il lavoro e la qualità di quest’ultimo, ovvero per la costruzione di un’ambiente lavorativo sereno ed appagante ed è una costante a cui teniamo di più, qui in NS12”.

Come ci hai appena raccontato, tu hai vissuto in prima persona la costruzione e la crescita del Reparto HR di NS12. Quali sono, secondo te, le sfide che oggi il reparto delle Risorse Umane deve affrontare?

R: “Per me la risposta è una sola: dare sempre più significato e valore alla denominazione stessa di Risorse Umane.

Dobbiamo ricordarci costantemente e ricordarlo all’azienda, che ogni persona che entra a far parte di un sistema lavorativo non è un numero, un mero costo ma anche e prima di tutto una risorsa. E se questo concetto è metabolizzato, valorizzato e trasmesso al dipendente ne beneficerà lui, il suo lavoro e in generale l’azienda”.

E quali sono invece le sfide che le donne devono ancora affrontare e vincere nelle realtà aziendali di riferimento?

R: “Partendo dal presupposto che difficilmente ragiono per categorie in quanto la mia professione e la mia formazione mi portano a pensare alle risorse, senza distinzioni di genere o di età.

Tuttavia, se dovessi considerare le discrepanze attuali tra i generi, sicuramente la sfida più grande per le donne oggi è quella di ricoprire posizioni apicali e di responsabilità con poteri decisionali tramite il riconoscimento del valore professionale che ogni donna rappresenta e porta in azienda al pari di quello maschile”.

Si sta parlando incessantemente di empowerment femminile, dicendo alle donne che possono farcela. Secondo te è vero? A volte basta volerlo fortemente?

R: “E’ vero che volere è poter ma … oltre alla volontà di raggiungere un certo risultato c’è un contesto lavorativo e non, c’è una società e una cultura ben radicata. L’obiettivo deve essere perseguito con perseveranza e determinazione e nel mentre devono verificarsi dei cambiamenti importanti anche nel contesto esterno. Sicuramente si tratta di uno sforzo collettivo da compiere per poter superare certi tipi di barriere che sono per la maggior parte sociali. Solo allora, probabilmente, la rivalsa femminile sarà davvero concreta.

Non posso quindi che essere orgogliosa di trovarmi in un contesto lavorativo dove la valorizzazione al femminile è una costante e già una realtà”.

Pensi che il peso che le differenze di genere hanno avuto sugli impatti sociali, economici e sanitari, dovute al COVID, hanno risvegliato le coscienze e portato le donne ad autodeterminarsi?

R: “La pandemia ha certamente cambiato la società e ha rappresentato uno spartiacque per moltissime realtà. Con il cambiamento, si sono creati degli spiragli in cui determinati movimenti sociali e culturali sono emersi in modo più evidente e il filone femminile è sicuramente uno di questi.

Personalmente credo che l’aver superato una situazione critica mondiale come quella della pandemia abbia dato più coraggio a tutti: la voglia di cambiare e il coraggio di rischiare rappresentano oggi il vero new normal”.

Rimanendo in tema pandemia e cambiamenti: come è cambiato secondo te il mercato del lavoro dopo la pandemia?

R: “Noi abbiamo iniziato a parlare del cambiamento del mercato di lavoro già nel novembre del 2020 in un’intervista dedicata proprio a questo argomento.

Il Covid-19 ha certamente rappresentato l’elemento determinante per l’introduzione di una serie di modifiche, più o meno radicali, al normale svolgimento delle attività lavorative. Ma più di ogni altra cosa, la pandemia ha modificato la scala dei bisogni e ha portato le persone a vedere in faccia e abbracciare la paura del cambiamento, seppur non con facilità ma con molta più consapevolezza e determinazione. Certo, tutto questo si è poi tradotto in un maggiore turn over, ha portato le persone a seguire di più le motivazioni intrinseche e strettamente personali.

Se in precedenza il contratto a tempo indeterminato e lo stipendio avevano un peso preponderante nelle scelte lavorative per la maggior parte dei professionisti, oggi non è più così. L’incertezza del presente e imprevedibilità che il Covid ha insinuato nelle nostre vite, influenzandole sensibilmente, hanno portato una predisposizione al rischio e quindi anche al voler cambiare il posto di lavoro senza indugio, continuamente alla ricerca della mansione e dell’ambiente più affine alle proprie esigenze. Fondamentalmente abbiamo tutti cambiato la nostra scala di valori, tendendo maggiormente ad una soddisfazione personale e professionale più che ad una gratificazione meramente economica”.

Parlando appunto della gratificazione personale, la necessità di bilanciare meglio la vita privata e l'impegno lavorativo è ormai centrale. Quali sono i consigli che una persona con il tuo ruolo potrebbe dare ai colleghi e come gestisci il tuo Work Life Balance?

R: “L’unico consiglio che mi sento di dare è quello di prediligere sempre un ambiente di lavoro positivo.

L’insoddisfazione professionale è certamente un segnale da non sottovalutare e nel momento in cui si presenta consiglio sempre di parlarne apertamente in modo da non intaccare anche la propria sfera privata, mantenendo così una linea netta tra Work e Life.

Il bilanciamento passa sempre attraverso la soddisfazione di entrambe le sfere, dando il giusto valore ad entrambe e nella misura che riteniamo più adeguata alle nostre necessità. Questo è il pensiero che io seguo per determinare il mio Balance, prediligendo di volta in volta aspetti diversi della mia vita personale e professionale e cercando di non far prevaricare mai prepotentemente uno sull’altro”.

Per concludere: negli ultimi anni il femminismo è tornato alla ribalta, come un marchio sempre più “vendibile”. Crede ci sia una banalizzazione nell’enfatizzare questo “empowerment femminile” o lo vedi con simpatia? E tu, ti definiresti femminista?

R: “La corrente femminista è stata sicuramente fondamentale per la conquista di molti diritti e ha modificato la percezione e il ruolo delle donne nell’ambito sociale, politico ed economico. La vedo certamente con simpatia in quanto il femminismo ha sempre rivendicato la parità tra uomo e donna, non certamente la superiorità del genere femminile. Ma più che femminista io mi definisco pro-diritti umani, al di là del genere, come asserivo anche all’inizio di questa intervista e come vorrei anche concludere”.

La forte presenza femminile ai vertici dei settori di NS12, non in quanto donne ma in quanto leader capaci e meritevoli, ha consentito di creare nel tempo un ambiente di lavoro più inclusivo e vantaggioso nei confronti delle altre donne ma allo stesso tempo più dinamico e competitivo.

Grazie a Riccarda e grazie a tutte le colleghe che si sono raccontate in questi mesi, condividendo le loro storie, i punti chiave della loro attività lavorativa e sopprattutto i loro pensieri sull’empowerment femminile.

Ci abbiamo tenuto a condividere anche con l’esterno questa nostra eccezionalità cercando di stimolare la riflessione sulle componenti del “femminile” opportunamente e consapevolmente contrapposte a quelle del “maschile”, per guardare con occhi nuovi alle potenzialità che ogni individuo può esprimere e, al contempo, contribuire a fabbricare un tessuto sociale meno arbitrario, nel quale ogni diversa dote umana trovi il posto che le compete.