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Normalizzare la leadership femminile - Cecilia Sagnelli, PR Manager e Business Scout

Oggi conosciamo Cecilia Sagnelli per l’iniziativa “Un anno dedicato alle donne in NS12”.

Cecilia, che si occupa di PR Management e di Business Scouting per NS12 e per tutto il Gruppo Millennials, ha acconsentito a raccontarci del proprio lavoro e di come vede, percepisce e vive il suo ruolo da donna, mamma e lavoratrice nella società italiana odierna e in particolare in un’azienda IT come la nostra.

Cecilia, osservando la foto copertina scelta da te per questo articolo si percepisce qualcosa del tuo passato da attrice. Raccontaci come una studentessa dell’Accademia di Cinema sia arrivata a svolgere un ruolo di PR Manager per un’azienda di Information Technology e per una holding come Millennials.

C: “Il mio percorso formativo e lavorativo è da sempre frutto di passioni e intuizioni momentanee. Un anno di Medicina e poca motivazione nel proseguire mi hanno spinta verso una formazione più artistica ed eterogenea come l’Accademia di Cinema. Ho fatto l’attrice per diversi anni e poi ho deciso di intraprendere una nuova direzione: 6 anni nel settore turistico e 5 anni nel Consiglio Regionale hanno completato il mio percorso lavorativo che qualcuno potrebbe definire atipico ma che io definisco assolutamente in linea con la mia personalità e le mie inclinazioni”.

Dal tuo racconto sembra che tu non ti ponga limiti o problemi a cambiare direzione o lavoro. E’ così?

C: “Avendo diversi interessi e passioni seguo soprattutto input momentanei ricevuti dall’esterno e le mie decisioni sono spesso frutto di una sessione immediata di pensieri piuttosto che di lunghi ragionamenti. Considerando che non sono neanche il tipo di persona che sgomita o che insiste su una posizione che non la soddisfa completamente, è naturale per me cercare stimoli e soddisfazioni al di fuori della mia comfort zone.

Reputo che oggi sia molto importante essere consapevoli delle proprie capacità, risorse e talenti”.

Come hai vissuto il passaggio da un ambiente politico ad un ambiente aziendale come il nostro? Hai trovati delle difficoltà?

C: “Il passaggio all’ambiente aziendale non è stato facile e immediato. Avevo dei dubbi e remore sul intraprendere questa nuova avventura, considerando anche il mio background lavorativo. Provenivo da un’ambiente dove mi occupavo di relazioni esterne, segretaria politica e campagne elettorali. Non era un’ambiente facile per una donna e non c’era molta possibilità di carriera in quanto il mio ruolo e il mio futuro lavorativo erano legati alla carriera politica di un’altra persona. 

Fortunatamente la mia prima sensazione su NS12 e il Gruppo Millennials si è rivelata esatta in quanto il Gruppo, a differenza di numerose realtà aziendali italiane, offre molto spazio all’espressione personale di ogni collaboratore e rispetta quelle che sono le competenze e le inclinazioni delle proprie risorse, evitando l’appiattimento e l’estrema verticalizzazione e dando il massimo valore al capitale umano e alla diversità”.

La parte che preferisci di più del tuo lavoro?

C: “Ho iniziato occupandomi di relazioni esterne in quanto il mio cavallo di battaglia professionale è quello di mettere in collegamento le persone con interessi lavorativi in comune creando sinergie imprenditoriali. Successivamente il mio ruolo si è evoluto abbracciando settori differenti come il Business Scouting.

La parte più interessante e quella che più mi piace del mio lavoro in azienda è che qualsiasi settore io scelga di supportare attraverso le mie competenze, sono libera di svolgere il mio lavoro privilegiando le mie intuizioni e il mio modus operandi. Decisamente una rarità e un miraggio nelle grandi aziende o multinazionali dove solitamente ogni risorsa porta avanti soltanto il lavoro strettamente legato al proprio settore di specializzazione”.

Hai detto che il settore politico nel quale hai lavorato per 5 anni non fosse un’ambiente facile per una donna. Trovi che il tessuto sociale stia attualmente cambiando e che il peso che le differenze di genere hanno avuto sugli impatti sociali, economici e sanitari hanno risvegliato le coscienze?

C: “Innanzitutto mi auguro che i dati emersi successivamente al periodo del lockdown abbiano finalmente acceso un faro su quella che è una delle tematiche più preoccupanti nei rapporti famigliari ossia la violenza domestica. Questi dati si vanno a sommare a quelli attuali sulla disoccupazione femminile dipingendo un quadro per nulla incoraggiante. 

Allo stesso tempo però trovo veramente inadatte tutte quelle iniziative volte a favorire sulla carta le donne e le loro carriere, spingendo le aziende ad assumere una certa percentuale di personale femminile, mettendo in atto, di fatto, una discriminazione e trattandole come una categoria protetta.

Una donna, così come un uomo, dovrebbe ricopre un incarico soltanto perché meritevole e non perché ci sia una certe legge che le favorisca a prescindere. L’unico modo, a mio avviso, è continuare a parlarne mantenendo il topic sempre in primo piano perché la vera autodeterminazione è ancora lontana”.

Trovi dunque che non siano stati fatti dei veri passi in avanti verso l’uguaglianza del genere?

C: “Qualcosa fortunatamente si sta muovendo, i numeri dei dirigenti e le donne manager aumentano ma restano ancora 1 su 5 sul totale. I numeri non mentono, c’è ancora molto cammino da fare prima di avvicinarsi soltanto alla parità di trattamenti e salari rispetto ai colleghi uomini”.

Negli ultimi anni il femminismo è tornato alla ribalta, come un marchio sempre più “vendibile”. Credi ci sia una banalizzazione nell’enfatizzare questo “empowerment femminile” o lo vedi con simpatia? E tu, ti definiresti femminista?

C: “Non mi definisco una femminista in quanto secondo me il concetto è profondamente cambiato negli anni. Trovo che oggi il concetto del femminismo sia un po’ strumentalizzato e che alcuni argomenti venuti alla luce ultimamente e su cui si è discusso molto distolgono lo sguardo da quelle che sono le vere battaglie per cui scendere in piazza e far senti la nostra voce. Ed è per questo che oggi non mi ci identifico realmente.  Sono però estremamente grata alle donne che hanno lottato e dedicato la propria vita a combattere e vincere delle battaglie che a noi oggi sembrano scontate o addirittura dovute ma che hanno cambiato totalmente il nostro assetto sociale e la nostra posizione all’interno di esso”.

Un ultima domanda prima di chiudere. Sei mamma di due bambini e lo sei diventata anche relativamente giovane. Come gestisci il tuo worklife balance?

C: “Il mio worklife balance si basa su questa semplice regola: io non sacrifico in nessuno modo la mia vita famigliare per la mia vita lavorativa. E fortunatamente in NS12 non mi è mai stato fatto intendere o chiesto qualcosa del genere, a differenza di qualche lavoro precedente dove mi hanno fatta sentire in difetto o svantaggiata rispetto a colleghi senza figli.

Sono del parere che si può svolgere un’ottimo lavoro anche non rimanendo in ufficio fino alle 20, puntando sulla qualità piuttosto che sulla quantità”.

Pensi che gli ultimi 2 anni e il lockdown prolungato vissuto da tutti noi abbia dato maggiore consapevolezza alle persone sul valore del tempo?

C: “Assolutamente si, le persone sono tornate ad apprezzare i ritmi più lenti e a gestire individualmente il proprio carico lavorativo, dedicando il tempo necessario ai propri hobby e stando in famiglia.

Confido nel fatto che questo sia soltanto un punto di partenza per un worklife balance sempre di più orientato verso un reale equilibrio”.