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PNRR: la ripartenza passa per la digitalizzazione

Il 13 luglio 2021 il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) dell’Italia, dopo mesi di discussioni e approfondimenti, è stato definitivamente approvato con Decisione di esecuzione del Consiglio, che ha recepito la proposta della Commissione europea.
Il Piano traccia gli obiettivi, le riforme e gli investimenti che l’Italia intende realizzare con i fondi europei di Next Generation EU, per attenuare il drammatico impatto produttivo e sociale della pandemia e rendere il paese più equo, verde e inclusivo, riprogrammando un’economia maggiormente competitiva, dinamica e innovativa.

Le azioni necessarie per sostenere e far ripartire il welfare italiano, duramente colpito dalle chiusure dettate dal coronavirus e da tutte le conseguenze sociali a esso collegate, sono state raggruppate e suddivise per tematiche.
La crisi provocata dal covid 19 si è andata ad abbattere su un paese che già registrava, negli ultimi anni, un trend negativo dal punto di vista della produttività.Tra le cause del deludente andamento di quest’ultima c’è da evidenziare l’incapacità di cogliere le varie opportunità legate alla rivoluzione digitale. Un ritardo ancora più evidente se messo in relazione con quelli che sono i dati, in termine di innovazione, degli altri paesi europei. L’Italia, secondo il Digital Economy and Society Index, occupa il 25esimo posto in Europa.

I sondaggi parlano di PMI particolarmente lente nell’adottare nuove tecnologie e di scarsa familiarità con le innovazioni digitali.
Il ritardo relativo a queste innovazioni raffigura una problematica che è stata riscontrata anche e soprattutto nella pa, prima della pandemia restia ad applicare forme di lavoro agile e modernizzare i propri sistemi e l’organizzazione interna.

Innovare non vuol dire solo modernizzare, ma velocizzare i processi, rendere i servizi più smart e inclusivi e, soprattutto, mantenere un alto standard di competitività.
Per questo motivo, fra i sei pilastri sui quali si basa il PNRR, troviamo “digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo”.

La digitalizzazione (prima area nominata nel piano) è quindi una delle priorità previste nei 191,5 miliardi da investire ed è al centro del progetto di ripartenza italiana che, senza ombra di dubbio, rappresenta il più importante realizzato dal dopoguerra a oggi.

Per offrire dati più specifici, sono ben 50 i miliardi messi sul piatto della digitalizzazione, un’occasione sicuramente da non perdere per avviare e completare un ormai imprescindibile e inevitabile processo di innovazione che andrebbe a trasformare e migliorare il mondo della pa e delle aziende private.

Le risorse finanziarie saranno dirette, quindi, a investimenti a sostegno delle PMI italiane (che rappresentano la maggior parte del nostro tessuto produttivo) per favorire lo sviluppo della competitività. E’ infatti dimostrato che il rinnovamento tecnologico sia in grado di alzare notevolmente i livelli di business.

Come in più occasioni sottolineato dal Ministro per l’innovazione tecnologica e transizione digitale, Vittorio Colao:”siamo di fronte a una sfida complessa e che riguarda tutti: imprese, cittadini e pubblica amministrazione”. Quest’ultima, in particolare, grazie agli investimenti, ha la possibilità concreta e continua di diventare più agevole, più semplice, più veloce e quindi più incisiva, a vantaggio sia dei cittadini che degli imprenditori. Una PA più digitale è volàno di maggiore partecipazione e quindi anche di democrazia.

Non solo, la rivoluzione digitale non rappresenta unicamente un passaggio significativo per la ripresa della produzione, ma contribuisce all’aumento anche dell’occupazione, altra tematica particolarmente sentita e che necessita di una spinta notevole considerato l’alto tasso di inoccupazione presente in Italia, soprattutto fra le fasce più giovani.

Le azioni previste dal piano fanno parte di una più ampia Strategia Nazionale per le Competenze Digitali volta a promuovere un diffuso miglioramento delle attitudini della forza lavoro esistente e futura su temi digitali e tecnologici.
Un circolo virtuoso che genera produttività, partecipazione, occupazione, competitività e quindi benessere e che riceve la spinta da una mole di fondi significativa e che non possiamo permetterci di non sfruttare pienamente.

I fondi sono ovviamente la condizione sine qua non per avviare un processo innovativo fortemente atteso sul territorio italiano ma, affinché le disponibilità vengano impiegate in maniera efficiente, c’è bisogno di risorse altamente formate, specializzate e competenti. Gli strumenti che verranno dati per avviare e completare la transizione digitale necessitano, infatti, di un personale abile nell’utilizzarli in maniera valida.

Per incentivare la crescita di competenze gestionali per il digitale verrà elaborato e sperimentato un modello di riqualificazione manageriale focalizzato sulle PMI (con programmi di formazione ad hoc, il coinvolgimento delle associazioni di categoria e l’utilizzo di modelli di diffusione incentrati su piattaforme digitali).

La pandemia e le relative misure di contrasto e di ripresa hanno spinto e spingeranno inevitabilmente, quindi, le imprese a un sempre maggiore processo di innovazione per il quale c’è bisogno di professionisti in grado di offrire competenze effettive ed efficaci. La ripartenza del welfare nazionale passa per la digitalizzazione e le realtà presenti sul mercato devono farsi trovare pronte alla transizione.

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