Il mondo dell’innovazione digitale è inarrestabile, e da qualche tempo si è iniziato a parlare di Industria 5.0, un ulteriore nuovo cambiamento che secondo gli addetti ai lavori rappresenta la naturale evoluzione dell’Industria 4.0, che attualmente caratterizza il panorama delle PMI.
C’è chi la definisce come la riumanizzazione della corsa all’automazione. Chi, invece, pensa che Industria 5.0 riguardi le persone che lavorano insieme a robot e macchine intelligenti, che aiutano gli esseri umani a lavorare meglio e più velocemente sfruttando tecnologie avanzate come l’Internet of Things e i Big Data, aggiungendo un tocco umano ai pilastri dell’Industria 4.0 di automazione ed efficienza.
Secondo Marina Ruggieri, IEEE fellow e docente di telecomunicazioni all’Università di Roma Tor Vergata, il paradigma dell’Industria 5.0 si basa sulla pervasività di tre pilastri principali: connettività, conoscenza e rilevamento intelligente.
Secondo la visione dell’Unione Europea invece, la versione 5.0 completa il paradigma di Industry 4.0, evidenziando la ricerca e l’innovazione come motori per una transizione verso un new normal: un’industria europea sostenibile, centrata sull’uomo e resiliente.
Se l’automazione industriale era stato uno dei tratti peculiari dell’Industria 4.0, lo step successivo ha tutte le carte in regola per portare a una Collaborative Industry, come è stato definito il nuovo modello di impresa: una situazione in cui si concretizza la cooperazione tra gli esseri umani e le macchine allo scopo di garantire alla produzione un valore aggiunto, sulla base di prodotti realizzati su misura in linea con le necessità dei consumatori.
Industria 5.0 segna un ritorno non solo alla centralità dell’uomo ma soprattutto dell’ambiente, aprendo in questo modo nuove possibilità di impresa e di sviluppo sociale e tecnologico.