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Agenda 2030: come e perché diventare una Green IT

L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è il programma d’azione sottoscritto nel settembre 2015 dai paesi membri dell’ONU, costituita da 17 Obiettivi (Sustainable Development Goals, SDGs) da perseguire collettivamente per garantire un futuro migliore per il nostro pianeta e abbattere il divario socio economico ancora fortemente presente.

Fra gli obiettivi mondiali ai quali si è chiamati a rispondere, c’è quello di ridurre drasticamente le emissioni di CO2, missione nella quale è coinvolto anche il mondo dell’IT, avendo contribuito alla produzione, negativamente, negli ultimi decenni.

Si tende a pensare, in parte giustamente, alla digitalizzazione e all’innovazione come ad aspetti che contribuiscono a diminuire il consumo di rifiuti e quindi di energie e non come attività “inquinanti”: non è propriamente sempre così. 

L’ e-commerce, lo smart working, le video call e i corsi online hanno ridotto drasticamente, soprattutto durante la pandemia, gli spostamenti e quindi l’utilizzo di mezzi di trasporto inquinanti diminuendo il consumo di petrolio e gas serra. Inoltre l’accesso alle tecnologie di informazione e comunicazione rientra proprio fra i goals da raggiungere.

Sono aumentati, però, i cosiddetti “consumi invisibili”, quelli creati dai dispositivi e servizi digitali, responsabili di emissioni di gas serra.

I datacenter, il loro consumo energetico e il mantenimento dei dati prevedono, infatti, un dispendio massiccio di energia.

Tablet, smartphone, pc e router, che sono diventati di uso quotidiano, con la loro produzione in grandi quantità e poi con il loro smaltimento, provocano una grande mole di emissione diretta di carbonio.

Secondo alcuni dati recenti emersi dal report Lean Ict – Towards Digital Sobriety le emissioni globali di Co2 da parte delle aziende IT sono arrivate al 3,7%nel 2020 e raggiungeranno l’8.5% nel 2025, l’equivalente di tutte le emissioni di tutti i veicoli leggeri in circolazione.

Il mondo IT è quindi chiamato a rimodulare la sua organizzazione in ottica più ecosostenibile e cercare di invertire la rotta contribuendo, in maniera significativa, alla decarbonizzazione digitale.

Quali aspetti convertire e su cosa puntare per rendere quindi il settore più sostenibile?

 

1. Usare un linguaggio di programmazione che consumi meno energia

L’anno scorso un team di sei ricercatori portoghesi provenienti da tre diverse Università ha deciso di pubblicare un documento intitolato “Efficienza energetica nei linguaggi di programmazione”. Gli studiosi hanno eseguito le soluzioni a 10 problemi di programmazione scritti in 27 linguaggi diversi, monitorando attentamente la quantità di elettricità utilizzata da ciascuno, nonché la velocità e l’utilizzo della memoria.

I ricercatori hanno affermato: “La situazione in cui viene utilizzato un linguaggio è un aspetto fondamentale per determinare se quel linguaggio è l’opzione più efficiente dal punto di vista energetico”. 

Hanno quindi osservato che l’ottimizzazione del codice può contribuire a ridurre l’impronta di carbonio, oltre a velocizzare il codice e a ridurre l’apporto di energia, indipendentemente dal linguaggio. Analizzare il software e riscrivere le parti inefficienti può avere quindi un impatto significativo.

 

2. Progettare ad alta efficienza energetica

Le aziende che progettano componenti elettronici devono cercare di seguire e adottare sempre, ove possibile, un approccio orientato al minimo consumo.

Questo anche per ridurre la dissipazione termica dei componenti, aumentando la longevità e riducendo la necessità di raffreddamento forzato con ventole o altri sistemi.

Più è alta l’efficienza energetica, più è alto il risparmio energetico.

3. Utilizzare data center modulari

Un altro strumento che è bene rivedere è quello dei data center, fra i maggiori consumatori di energie per quanto riguarda le loro attività.

Ebbene i data center modulari rappresentano una delle soluzioni, insieme alla revisione del sistema di raffreddamento, per accelerare il risparmio energetico, permettendo di aggiungere rapidamente uno o più moduli in base alle esigenze di consumo, rendendoli più efficienti dal punto di vista energetico.

 

3.a. Rimodulare la tipologia di raffreddamento dei data center

Come già accennato nel punto precedente, fra i fattori da prendere in considerazione per rivedere il consumo di energia elettrica all’interno di un data center vi è il processo di raffreddamento. Per contrastare l’elevato calore prodotto, una delle soluzioni che, recentemente, viene maggiormente proposta, è quella relativa all’utilizzo di raffreddamento a liquido. I server che utilizzano un elemento idrico per raffreddarsi, invece che l’elettricità, riducono infatti il consumo di energia.

Ben vengano anche le fonti rinnovabili sia come fornitore di energia sia per il processo di raffreddamento.

4. Riciclare i dispositivi elettronici

I RAEE (tutte quelle apparecchiature elettriche ed elettroniche che, giunte al fine vita, diventano oggetti da riciclare e da raccogliere come rifiuti differenziati) alimentano, purtroppo, l’inquinamento. Secondo quanto riportato dallo studio diffuso da Euroactiv, la Commissione Europea ha stimato che, con 12 milioni di tonnellate all’anno, i RAEE “sono la tipologia di rifiuti in più rapida crescita in Europa”.

Gli apparecchi elettronici sono composti da sostanze chimiche non biodegradabili capaci di nuocere gravemente all’ambiente (mercurio, cadmio, piombo, CFC, etc.).

Riciclare correttamente i rifiuti tecnologici significa recuperare materiale ed evitare, di conseguenza, un’attività estrattiva di materie prime che richiede un elevato consumo di energia.

Quelli appena elencati sono solo alcuni degli accorgimenti che una realtà che opera nel campo dell’IT può e deve iniziare a mettere in atto, a quali si vanno ad aggiungere anche una serie di comportamenti virtuosi da applicare all’interno dell’azienda e nello svolgimento delle mansioni quotidiane. Diffusione e intensificazione dello smartworking, utilizzo del computer e dei dispositivi elettronici in maniera ecosostenibile (risparmio energetico, modalità di “ibernazione” o “sospensione”), riduzione di supporto cartaceo per svolgere attività lavorativa, affidarsi ad algoritmi in grado di analizzare in tempo reale il carico di dati e puntare, ovviamente, all’utilizzo di energie rinnovabili: ecco altri esempi di attività che permettono la transizione ad una Green IT.

Non solo vantaggi per l’ambiente, ma anche in termini economici.

Un’azienda green è un’azienda che, oltre a essere più innovativa, è anche più competitiva, in grado di attrarre clienti attenti alle politiche ecosostenibili.

La corsa verso la transizione sostenibile non è quindi più rimandabile.

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