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ChatGPT e Bing emergono come il futuro della ricerca online, il monopolio di Google è finito?

25 anni fa emergeva silenziosamente una nuova applicazione, apparentemente dal nulla, che ha cambiato per sempre il modo in cui troviamo le informazioni.

Stiamo parlando, ovviamente, della Ricerca Google originale. Oggi la parola “Google” è diventata sinonimo di “ricerca” e il suo creatore, ora noto come Alphabet, è diventata una delle più grandi e potenti aziende del pianeta.

Certo, prima di Google esistevano i motori di ricerca ma Google è stato il primo a rendere popolare la ricerca basata sulla conoscenza. E sebbene i concorrenti siano emersi nel corso degli anni, per lo più si è trattato solo di variazioni sul tema. Oggi, quando vogliamo trovare qualcosa, nessuno dice “Lo farò su Bing” o “Lo farò su Yahoo”. Tuttavia, l’egemonia di Google sta forse per cambiare?

Ormai da mesi la ChatGPT è l’app “hot topic” del momento: ne parlano tutti, la usano, l’analizzano, criticano le funzionalità. E mentre ci si interroga se sarà proprio ChatGPT a porre fine al dominio di Google sul mercato della ricerca, è arrivata la notizia che Microsoft ha appena sovralimentato il suo motore di ricerca Bing costruendo la funzionalità ChatGPT direttamente nella sua interfaccia.

Inoltre, proprio mentre Google chiama a raccolta i suoi due co-fondatori per combattere il pericolo ChatGPT, Microsoft consolida la propria partnership con OpenAI. Come annunciato dallo stesso colosso di Redmond, il piano pluriennale tra le due società è entrato nella sua terza fase con un investimento che ufficialmente viene definito come pluri-miliardardio e che nelle stime sembra gravitare attorno ai 10 miliari di euro, su un valore totale del progetto pari a circa il triplo. L’obiettivo è quello di supportare e accelerare il progresso dell’intelligenza artificiale e migliorare le applicazioni con la piattaforma di cloud computing Azure che rimane il fornitore sulle nuvole dei servizi.

Ciò porta chiaramente ChatGPT – e Bing – un altro passo in avanti per diventare il primo serio concorrente di Google. Google dunque dovrebbe essere preoccupato? E come intende rispondere?

I dati dietro ChatGPT e Ricerca Google

Innanzitutto, analizziamo come Google Search e ChatGPT adottano approcci diversi per risolvere lo stesso problema, fornendoci le informazioni di cui abbiamo bisogno.

Sia Google Search che ChatGPT rispondono alle domande cercando in un vasto database di informazioni raccolte da Internet. Nel caso di ChatGPT, si tratta del set di dati di addestramento GPT-3. Il contenuto esatto di questo set di dati non è stato reso pubblico ma si mormora che sia composto da 75 miliardi di parametri (punti dati) tra cui una scansione di Internet effettuata nel 2021, l’intero contenuto di Wikipedia, grandi porzioni di Reddit e due banche dati di libri. Complessivamente questo set di dati di addestramento ha una dimensione di circa 45 terabyte.

Si tratta certamente di un grande set di dati di addestramento rispetto ad altri modelli linguistici. Tuttavia, diventa insignificante accanto al set di dati che il motore di ricerca di Google utilizza per rispondere alle nostre domande. Google ha costruito il suo indice sin dai primi giorni del world wide web inviando “crawler” che viaggiano in ogni angolo di Internet arrivando, attualmente, a circa 100.000 terabyte (100 petabyte) di dati.

Più grande significa migliore?

Tuttavia, come si suole dire, le dimensioni non sono tutto. La principale innovazione che troviamo nella ChatGPT – e il fattore che lo rende la prima seria minaccia al dominio di Google nell’economia dell’informazione – è il modo in cui elabora i dati a disposizione e li rende utili e fruibili per gli utenti.

Google restituisce fondamentalmente elenchi di pagine Web che i suoi algoritmi determinano potrebbero contenere le informazioni che desideriamo in base alle nostre query di ricerca. ChatGPT, d’altra parte, utilizza algoritmi di generazione del linguaggio naturale (NLG) per strutturare i risultati in modo da darci risposte dirette. Questo è un enorme vantaggio per quanto riguarda l’esperienza dell’utente poiché chiunque lo utilizzi per la ricerca non deve più sfogliare le pagine dei risultati di ricerca. L’esperienza, infatti, è molto simile al chiedere a un amico molto esperto la sua opinione.

Per motivi di correttezza, tuttavia, dobbiamo menzionare che la Ricerca Google ha incluso anche alcune funzionalità basate sull’intelligenza artificiale, come il Knowledge Panel, che presentano informazioni estratte da determinate pagine Web nella pagina dei risultati. Tuttavia, non è ancora in grado di utilizzare lo stile conversazionale di ChatGPT. Ed è proprio questo stile di conversazione che rende la user experience di ChatGPT ottimale. Se non ci piace la risposta che ci dà, o pensiamo che abbia adottato l’approccio sbagliato per aiutarci a risolvere qualunque problema gli abbiamo portato, possiamo chiedergli di riprovare. Ricorderà i dettagli precedenti della nostra conversazione – almeno fino alla fine della sessione – e utilizzerà tali informazioni per perfezionare le sue risposte fino a quando non sarà in grado di fornirci una risposta che ci soddisfi.

Inoltre, ChatGPT non è ostacolato dalla pubblicità: la maggior parte dei migliori risultati che otteniamo dall’utilizzo di Ricerca Google sono lì perché i brand e le piattaforme hanno pagato per stare in prima pagina. Tuttavia, è probabile che questo aspetta possa cambiare quando ChatGPT verrà commercializzato; infatti OpenAI sta già testando versioni “premium” a pagamento in diverse regioni, tra cui Stati Uniti e Regno Unito.

Nel complesso, come ci si aspetterebbe da una tecnologia creata 25 anni dopo il lancio di Google, ChatGPT si trova anni luce avanti in termini di esperienza utente. Tuttavia, Google presenta ancora una serie di vantaggi che, per il momento, lo tengono al primo posto dei Big della Research.

Gli svantaggi di ChatGPT

La prima questione su cui ChatGPT è ancora debole è la precisione. Si tratta ancora di uno strumento molto giovane, addestrato su un set di dati statici e non verificati. Questo, sfortunatamente, significa che è incline a commettere errori e a soffrire di pregiudizi, come la gran parte della tecnologia IA di oggi. Chiunque abbia provato a “giocare” con ChatGPT per un certo periodo di tempo si è certamente imbattuto in queste imprecisioni. La sua accuratezza migliorerà man mano con l’apprendimento di ulteriori informazioni e grazie alla sua evoluzione.

Questo fatto, tuttavia, fa sorgere un altro problema. Il fatto che ChatGPT sia in qualche modo poco chiaro sulla provenienza dei suoi dati significa che è molto difficile verificarne i fatti o verificarne le fonti. Questo tipo di problemi hanno spinto il capo della Ricerca Google, Prabhakar Raghavan, a paragonare il funzionamento dei chatbot basati sull’intelligenza artificiale a “allucinazioni”, descrivendoli come funzionanti “in modo tale che una macchina fornisca una risposta convincente ma completamente inventata”.

Mentre l’elaborazione del linguaggio di Google può sembrare una tecnica ormai sorpassata, almeno è chiaro da dove provengono le sue informazioni. Naturalmente, questo non significa che tutto ciò che ci mostra è veritiero e accurato ma è certamente più semplice valutare la validità e l’attendibilità delle sue informazioni.

Il futuro della ricerca online è la convergenza?

Contemporaneamente all’annuncio recente di Microsoft che la funzionalità ChatGPT verrà aggiunta a Bing, Alphabet ha affermato che il proprio modello di linguaggio di grandi dimensioni, noto come Bard, verrà utilizzato per migliorare le prestazioni di Ricerca Google. La differenza è la seguente: il Bardo di Google sta per arrivare, Bing è già disponibile e funziona esattamente come ci si aspetta da un motore di ricerca “Ask me anything”. Ovviamente, essendo agli inizi è capitato – a chi lo ha usato – di ottenere risultati meno attendibili e privi di fonti esterne affidabili. Ma il punto di forza delle IA è che imparano (o possono essere addestrate) in fretta e migliorano sempre di più.

Sia Google che Microsoft credono chiaramente che la prossima fase nell’evoluzione della tecnologia dell’informazione sarà incentrata sulla convergenza di ricerca e linguaggio. Ed entrambi capiscono che il catalizzatore di questo sarà l’IA. Un ulteriore segnale che l’era delle macchine “pensanti” sta già trasformando ogni aspetto della società in modi che solo pochi anni fa sarebbero sembrati inimmaginabili.

È molto probabile, pertanto, che vedremo entrambe le tecnologie – interfacce di chat e motori di ricerca basate su modelli linguistici di grandi dimensioni – unirsi per creare tecnologie ibride, che si spera ci forniranno molto presto il meglio di entrambi i mondi.

 

 

 

Fonti: global techradar, digital360, wired, forbes